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Un terzo dei detenuti in carcere per la legge 'jervolino-vassalli' sugli stupefacenti

Il 34,5% dei detenuti in carcere lo è  per la legge sulle droghe, e quasi il 30% dei detenuti italiani entra  in carcere per un articolo del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti  Jervolino-Vassalli che, a 28 anni dall'approvazione, continua a essere 
il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana  e nelle carceri. Lo rileva il IX Libro Bianco sulle droghe promosso La  Società della Ragione Onlus insieme a Forum Droghe, Antigone, Cgil,  Cnca e Associazione Luca Coscioni e con l'adesione di Comunità di San  Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itaca,  Itardd, LegaCoopSociali, Lila, presentato oggi al Senato in occasione  della giornata internazionale contro il narcotraffico. Le associazioni  denunciano la mancanza di un piano d'azione, di servizi per le  dipendenze e di sedi di dialogo. 

In particolare 13.836 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2017  lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico, quindi  sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio. Altri 4.981 in  associazione con l'art. 74, associazione finalizzata al traffico 
illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, solo 976  esclusivamente per l'art. 74. Mentre questi ultimi rimangono  sostanzialmente stabili aumentano dell'8,5% i detenuti per solo art.  73. Si tratta complessivamente del 34,36% del totale. I 'pesci  piccoli' continuano ad aumentare, mentre i consorzi criminali restano  fuori dai radar della repressione penale. 

Quanto agli ingressi in carcere del 2017 14.139 dei 48.144 totali sono  stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell'art. 73 del  Testo unico. Si tratta del 29,37% degli ingressi in carcere: si  conferma l'inversione del trend discendente attivo dal 2012 a seguito  della sentenza Torreggiani della Cedu e dall'adozione di politiche  deflattive. Un quarto della popolazione detenuta è tossicodipendente:  lo sono 14.706 dei 57.608 detenuti al 31 dicembre 2017, 25,53% del  totale. Si consolida l'aumento dopo che il picco post applicazione  della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007) era stato riassorbito a  seguito di una serie di interventi legislativi correttivi. Aumentano  le misure alternative ma restano marginali quelle specifiche per i  detenuti che usano sostanze stupefacenti: 3.146 sono i condannati  ammessi all'affidamento in prova speciale per alcool e  tossicodipendenti su 14.706 detenuti tossicodipendenti. 

Preoccupa l'impennata degli ingressi in carcere, che toccano un  nuovo record: il 34,05%dei soggetti entrati in carcere nel corso  del 2017 era tossicodipendente", precisa il rapporto.