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Carcere, rinnovata la Conferenza dei Garanti territoriali

Si è riunita a Roma l'assemblea dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, alla presenza dei componenti del Collegio del Garante nazionale Mauro Palma ed Emilia Rossi. L'Assemblea ha approvato il nuovo Regolamento istitutivo della Conferenza dei Garanti territoriali e ha rinnovato il mandato di portavoce a Stefano Anastasìa, Garante per le regioni Lazio e Umbria. Della Conferenza fanno parte tutti i Garanti territoriali, comunque denominati, istituiti da Regioni, Province, Aree metropolitane e Comuni. Nel suo lavoro, la Conferenza si avvarrà del contributo di un Comitato scientifico composto da chi in passato abbia svolto le funzioni di Garante, nonché da personalità individuate dall'Assemblea.

«Nella discussione – dichiara il portavoce Stefano Anastasìa – è stata condivisa la preoccupazione per la ormai prossima scadenza della delega alla riforma dell'ordinamento penitenziario senza che siano state adottate le necessarie misure per garantire la piena attuazione dell'articolo 27, comma 3 della Costituzione e, in modo particolare, le norme per l'assistenza sanitaria dei detenuti con problemi di salute mentale e quelle volte a incentivare le alternative alla detenzione per loro e per la generalità dei detenuti». Anastasìa riferisce anche delle preoccupazione dei Garanti «per i propositi di potenziamento e di allargamento del circuito dei Centri di detenzione per stranieri privi di titolo di soggiorno, ma allo stesso modo liberi da accuse o condanne penali. Nei pochi Centri ancora attivi – osserva -, le condizioni di detenzione sono indegne di un Paese civile. L'aumento delle strutture e degli internamenti non potrà che peggiorare le cose».

Per quanto riguarda le carceri, conclude il portavoce, «i Garanti territoriali auspicano che Parlamento e Governo riprendano il percorso riformatore del sistema penitenziario ispirandosi al principio del carcere come extrema ratio». Quindi rivolge il suo appello all'amministrazione penitenziaria e alla magistratura di sorveglianza «affinché siano assicurate la territorializzazione della pena e i contatti con i familiari e il mondo esterno, anche attraverso permessi di uscita per incontrare i prossimi congiunti che non possano, per motivi di salute, recarsi in istituto».