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Giornata della Memoria; la sen. Segre a San Vittore: 'Dai detenuti gli unici gesti di umanità prima della deportazione'

"Di politica non voglio parlare, mi interessano di più i detenuti", ha detto Liliana Segre. La senatrice a vita lo ha detto alla conclusione di una commovente commemorazione dell'agente di polizia penitenziaria Andrea Schivo, ricordato con una pietra d'inciampo davanti al carcere milanese di San Vittore. Schivo nel '44 venne arrestato dalla Gestapo e deportato a Flossenburg, dove morì per aver aiutato i detenuti ebrei, e per questo è ricordato come giusto delle Nazioni al memoriale di Yad Vashem in Israele.

Liliana Segre è tornata così nel carcere dove venne detenuta a soli 13 anni, prima della deportazione ad Auschwitz, assieme al padre. Racconta i 40 giorni di paura e di sofferenza assieme ad altre centinaia di ebrei arrestati dalle SS. "I detenuti di San Vittore furono gli unici umani che incontrammo in quei tristi giorni. In 605 venimmo chiamati per salire sui vagoni blindati ed andare ad Auschwitz. I carcerati vedendoci partire e sapendo che eravamo innocenti ci salutarono lanciandoci quel poco che avevano: arance, mele, qualche sciarpa e soprattutto le loro benedizioni che ci furono di grande conforto e che io ancora oggi ricordo con grande affetto".

Durante la cerimonia le detenute hanno ricostruito la vita e le azioni di Schivo e di alcuni altri agenti di custodia che aiutarono gli ebrei, tutti catturati e deportati dalle SS perché portavano ai prigionieri cibo e messaggi dei parenti all'esterno. Presenti anche alcuni familiari dell'agente Schivo, il direttore del carcere Giacinto Siciliano, Francesco Basentini, al vertice del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il presidente dell'Anpi di Milano Roberto Cenati e quello del comitato per le pietre d'Inciampo Marco Steiner. "Per me entrare a San Vittore è un grandissimo shock e una grande emozione, che purtroppo non posso condividere con nessuno, perché sono l'unica ritornata dal viaggio della morte. L'agente Andrea Schivo scelse di essere un uomo - ha concluso la senatrice a vita -  a differenza del 99% degli italiani che invece avevano scelto l'indifferenza, la paura e il non obbedire alla propria coscienza: lui aveva scelto di essere un uomo. Non dimenticherò mai per il resto della mia vita quei detenuti che furono una manna nel deserto dei sentimenti, dell'etica e dell'umanità".
Alla fine della cerimonia una detenuta, che si è definita "orgogliosamente zingara", ha regalato una rosa bianca alla senatrice Segre, anche in ricordo del Porrajmos, l'Olocasto dei rom finiti negli stessi campi di sterminio dove morirono sei milioni di ebrei .