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Compie 4 anni il birrificio che impiega detenuti e ricicla il pane

"RecuperAle", la birra "che recupera cibo e persone", sarà protagonista indiscussa dell'evento promosso per festeggiare i primi quattro anni del birrificio che impiega detenuti ammessi al lavoro esterno e riutilizza il pane. La struttura apre le porte al pubblico organizzando una cotta pubblica (dimostrazione di come si produce birra in casa) e una degustazione di prodotti dell'Economia Carceraria con un appuntamento fissato per domani, sabato 15 settembre, dalle 11 alle 15 in via della Colonia Agricola 41.
«Chi vorrà venirci a trovare – spiega Paolo Strano, presidente della onlus Semi di Libertà che gestisce il progetto – potrà visitare la struttura, scoprire i segreti della birra fatta col pane destinato a essere sprecato, pranzare con noi e degustare i prodotti dell'Economia Carceraria».

"Birra Vale la Pena" è un progetto di inclusione cofinanziato dal ministero dell'Università e ricerca e dal ministero della Giustizia e realizzato dalla onlus che impiega detenuti ammessi al lavoro esterno, provenienti dal carcere romano di Rebibbia. «Queste persone – racconta il presidente – vengono formate e avviate all'inclusione professionale nella filiera della birra. Il fine è contrastare le recidive, che salgono al 70 per cento tra chi non gode di misure alternative e scendono al 2 per cento tra coloro che vengono inseriti in progetti produttivi come questo. Le nostre birre sprigionano profumi, e persone. Un prodotto di qualità e valori».

Il Birrificio era stato inaugurato il 15 settembre 2014 dall'allora ministro dell'Università e ricerca Stefania Giannini. L'impianto si trova nei locali dell'Ita Sereni di Roma, con gli studenti che partecipano insieme ai detenuti alle attività formative, ricevono lezioni di legalità e consumo alcolico consapevole e vengono allenati ai valori dell'accoglienza e dell'inclusione. L'etichettatura delle bottiglie ed il packaging sono realizzati in team con i ragazzi autistici di "L'emozioneNonHaVoce onlus" mentre partecipano come formatori alcuni tra i più grandi Birrai italiani che si alternano, anche, nell'impianto, firmando ricette uniche.

«In carcere sopravvivi da emarginato – spiega Paolo Strano -. A pane e acqua. Come l'esubero di un banchetto, come il pane che ogni giorno si butta perché in avanzo. E invece, ai bordi di una società che dimentica in fretta, che spesso ci fa sentire un'eccezione, c'è ancora posto per chi crede nel riscatto, in quella seconda possibilità che per alcuni detenuti è stata prima imbottigliata e poi etichettata, per renderla "socialmente utile" e "sostenibile". RecuperAle è la birra artigianale che riabilita quel 70 per cento dei detenuti che torna a delinquere dopo aver scontato la pena soltanto in carcere, e che recupera ogni giorno un terzo del pane altrimenti sprecato. I benefici del progetto nobilitano l'artigianalità del luppolo made in Italy sia dal punto di vista sociale, con il reinserimento in società dei detenuti, sia dal punto di vista ambientale, arginando l'eccesso del lievitato e facilitando il suo stesso smaltimento».